Nasco nel delta del Po, e mio fratello maggiore aggiungerebbe “in mezzo a dei sacchi di cemento”, la famiglia è nel settore delle costruzioni da più di cento anni, da quando il nonno paterno, dopo la distruzione del territorio ad opera dell’alluvione del 1951 ha cominciato a costruire e ricostruire,generazione dopo generazione, arrivando oggi alla IV.

Intraprendo gli studi universitari allo I.U.A.V. di Venezia presso la Facoltà di Storia e Conservazione dei Beni Architettonici ed Ambientali (S.C.B.A.A.), e potenzio poi il percorso laureandomi in Architettura e abilitandomi alla professione. Ho indirizzato il percorso universitario sulla progettazione, sotto la guida di Professori come Aymonino, Magnani, Boeri e Carnevale, relatore della tesi di laurea “Parco urbano attrezzato temporaneo presso l’aerea industriale di Marghera (Ve)”

Conclusi gli studi decido di iniziare il grande viaggio che è l’architettura, presso lo studio dell’Arch. Faresin Ilario di Vicenza, un maestro che in dieci anni mi ha permesso di entrare in contatto profondo con le architetture vicentine e con la sua formazione “Scarpiana”, di dettaglio dove la scala 1:1 spesso era piccola.

Scelgo di esercitare la libera professione, mi occupo di progettazione e ristrutturazione ma anche di interni, allestimenti espositivi temporanei e non e design, passando quindi da interventi al cuore delle strutture, nei volumi e nelle forme fino alla pelle.

Mantengo un forte legame con la mia terra di origine, anche se esercito prevalentemente a Vicenza, dove a volte mi sento dire che nel Delta del Po non vi è nulla, oppure si pensa che la sintesi turistica del Delta sia l’isola di Albarella. Credo invece che il Delta sia una terra silenziosa e semplice dove la semplicità non è la banalità, ma una sintesi centenaria di rispetto e convivenza tra terra e uomo, una terra che non si è venduta alle logiche di sfruttamento dove ancora le stagioni scorrono con naturalezza come metafora perfetta della vita dove proprio le sue terre piatte a perdita d’occhio non pongono limiti al pensiero.

Ed è proprio alla semplicità che tendono i miei progetti, un processo continuo di depurazione di un’idea primordiale, acerba, che passaggio dopo passaggio raggiunge il suo equilibrio e la sua forza. La sofisticazione inganna e allontana, la semplicità incanta, Firmitas Utilitas e Venustas rimangono i comandamenti da rispettare.

Il viaggio come esperienza di osservazione e auspicata contaminazione, rimane nelle mie passioni da sempre, passando per la musica e il teatroNon vi è gioia più grande di saper leggere l’intero universo come un’unica trama connessa e non come singoli orticelli disarmonici.

Buon viaggio,

Elisa